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Quando creo una coreografia contemporanea, in questo caso per la bella Valeria, non posso esimermi dallo sfruttare il classico come base essenziale per estrapolare il movimento che in seguito contorco e plasmo a mio piacimento per narrare l’idea coreografica. Le linee diventano estremamente armoniose, le difficoltà violano i limiti e il movimento diventa arte.
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